L’emergenza sanitaria ha spostato in secondo piano l’attenzione alla cura e alla prevenzione di patologie importanti.
La paura del contagio da un lato e la difficoltà negli spostamenti dall’altro, hanno fatto sì che venissero cancellate visite ed esami già prenotati. In troppi casi sia chi avrebbe dovuto sostenere uno screening preventivo o una visita di controllo per evitare recidive, ha preferito cancellare visite ed esami già prenotati.
Inoltre, l’impegno del personale sanitario sul fronte della pandemia ha indubbiamente fatto sì che un minor numero di medici e infermieri gestisse le stesse visite ordinarie. Molti servizi sanitari sono stati infatti ridimensionati o completamente sospesi.
Secondo uno studio di Fondazione Gimbe (Gruppo italiano per la medicina basata sulle evidenze) nel 2020 sono stati quasi 1,3 milioni i ricoveri e 145 milioni le prestazioni specialistiche in meno.
I numeri più rilevanti riguardano gli esami di laboratorio: 62,6% del totale delle prestazioni in meno, seguite dalla diagnostica (13,9%), dalle visite specialistiche (12,9%) e infine dall’area della riabilitazione (5,8%) e da quella terapeutica (4,9%).
La precocità delle diagnosi e la tempestività nei trattamenti è essenziale contro determinate malattie: purtroppo la mancanza di prevenzione dovuta alla pandemia inciderà sulla possibilità di effettuare trattamenti opportuni, sul tasso di guarigione e porterà all’aumento di morbilità (numero di casi di malattia registrati in un dato periodo) e mortalità nei prossimi anni.
Secondo i dati dell’AIRC ogni giorno in Italia si diagnosticano più di 1.000 nuovi casi di cancro.
Si stima che in Italia vi siano in un anno 377.000 nuove diagnosi di tumore, circa 195.000 fra gli uomini e circa 182.000 fra le donne.
Nel corso della vita circa un uomo su 2 e una donna su 3 si ammalerà di tumore.
Esclusi i carcinomi della cute, i tumori più frequentemente diagnosticati fra gli uomini sono: il tumore del polmone (14,1 per cento), il tumore della vescica (10,5 per cento), il tumore del colon-retto (12 per cento), rene e vie urinarie (4,6 per cento);
Tra le donne questa invece la situazione: il tumore della mammella (30,3 per cento), il tumore del colon-retto (11,2 per cento), il tumore del polmone (7,3 per cento), il tumore della tiroide (5,4 per cento) e quello dell’utero (4,6 per cento).
Ma non si parla solo di conseguenze fisiche, molte possono essere anche psicologiche. Da non sottovalutare il fatto che il lockdown ha impattato notevolmente sullo stile di vita, sul cambio dell’alimentazione, sulla diminuzione dei rapporti sociali e delle attività di svago con un notevole impatto sul benessere mentale delle persone.
Ancora una volta il Centro Beccaria scende in campo per ricordare che “La prevenzione non deve aspettare”. Un anno può fare la differenza sul nostro futuro e su quello delle persone che amiamo. È tempo dunque di superare la paura e di riattivare al meglio tutti i processi di cura abbinati a un corretto e sano stile di vita.
“Noi del Centro Beccaria – ha spiegato Claudio Pucci Amministratore Delegato del Centro – vogliamo porre l’accento sulle conseguenze che l’attesa o il rimandare una visita medica possono provocare. Per venire incontro alle persone, migliorando efficienza e accessibilità delle cure, abbiamo implementato i nostri servizi digitali, aumentato le prestazioni erogate, creato pacchetti a costi ottimizzati. Queste sono solo alcune delle azioni che abbiamo attuato e che continueremo ad incrementare affinchè tutti abbiano la possibilità di eseguire gli esami di prevenzione in sicurezza e con la qualità di sempre. Crediamo che la prevenzione sia la prima forma di cura.”